I lavabili puntano Bologna
Venerdì si è tenuto a Bologna un interessante incontro promosso da Legambiente e Coop. Il Cigno Verde per presentare i risultati della Cooperativa Eta-Beta sul loro Progetto Lavanda di gestione dei pannolini lavabili ai nidi e Non Solo Ciripà è andata a sentire cosa bolle in pentola. All’apertura del tavolo con qualche considerazione sulla crisi economica-culturale, il bisogno di costruire valori – e in questo rientrano i PL che valorizzano ciò che di solito si butta – vengono ricordate le 4 R (di cui Ridurre e Riutilizzare sono le più dimenticate dalla politica in generale, ma è da questa che si deve partire per una corretta gestione dei rifiuti, le altre sono Riciclo e Recupero).
Si parte dal presupposto che i nidi, vista l’esperienza che si andrà a raccontare nella mattinata, sono il veicolo tramite il quale influenzare le scelte delle famiglie da questi serviti con Pannolini Lavabili o Compostabili. Sono presenti all’incontro alcuni consiglieri del Comune di Bologna, che ci hanno informato della grande attenzione sull’argomento, e su questo a breve si terrà un’udienza conoscitiva in Consiglio Comunale.
Joan Crus di Eta-Beta racconta come il suo progetto sia nato nel 2009 da una canzone: “Per fare un tavolo ci vuole un fiore, Per fare qualunque cosa ci vuole un fiore” e si chiede: come mai i rifiuti, così a contatto con noi, non possono diventare un fiore?
Allora cercano e trovano collaborazione con l’università (Sandra Cristino – Università – Medicina e Igiene e Alessandra Bonoli – Università Ing. Ambientale) . Si esegue l’ LCA dei prodotti (Life Cycle Assessment, cioè studiare l’intero ciclo dei prodotti, dall’estrazione della materia prima, produzione, trasporto, consumo, smaltimento). E si studiano le dinamiche di sanificazione dei pannolini nel lavaggio, con indagini microbiologiche alla ricerca di indicatori di contaminazione (che possono essere per normali patologie legate all’uso dei pannolini) presenti sulla cute (sia mamme, educatrici, e bimbi) sia fecali. Perchè la sterilizzazione porta alla degradazione del pannolo e alle temperature alte che contrastano la sostenibilità del riutilizzo, ma si vogliono garantire la sanificazione del pannolino e il risparmio energetico con i PL.
La CO2 in 2 anni di U&G è di 550Kg per bambino; con un un lavaggio non corretto di pannolini lavabili si può arrivare ad emissioni di CO2 che possono superare quella prodotta dagli Usa&Getta, con il progetto Lavanda si scende a 200Kg. Con il finanziamento della Fondazione Telecom hanno ottenuto borse di studio per un laurendo che collabora nella sperimentazione e al momento c’è una tesi in Ing. Gestionale che ha raccolto tutto il processo, e ipotizzato l’utilizzo di un microchip per studiare l’intero percorso del pannolino e l’eventuale integrazione con il pannolino compostabile e lavabile.
Un’altra tesi in Ing. Gestionale ipotizza la gestione al nido di 3 lavabili più uno compostabile all’uscita del bimbo che viene raccolto direttamente dal nido (e non a casa) avendo una raccolta differenziata dei pannolini. E quindi si riporta la testimonianza delle grandi città tedesche che hanno servizio di raccolta e lavaggio centralizzato, (negli States già nel 1935 si parlava di Diaper Service ) sia per facilitare il lavoro delle mamme sia soprattutto per un corretto lavaggio rispettoso dell’ambiente, qual è il Progetto Lavanda, da cui partire per un protocollo di lavaggio.
Ora rifletterei sul fatto che il lavaggio industriale è sicuramente un’opportunità molto interessante, anche dal punto di vista occupazionale! ma non vorrei demonizzare il lavaggio domestico dei nostri pannolini che ci ha educato, ci siamo documentate e abbiamo scoperto come lavarli con un approccio più sostenibile. Dai pannolini al nostro bucato tradizionale il passo è stato breve e da questo anche al resto delle detergenze degli ambienti, del nostro corpo, al risparmio energetico etc.
E comunque ritengo che un protocollo deve avere certi requisiti cui attenersi, cui possano rispondere diverse realtà, non il viceversa cioè partire da una marca/azienda – per quanto sostenibile e interessante – e stabilire che solo questa sia la definizione di un protocollo, o almeno questa è stata l’impressione avuta all’incontro di Venerdì.
Interessante l’intervento di Fabrizio Zago, ben noto alle Ciripine che conoscono bene il suo biodizionario, si occupa di messa a punto dei criteri Ecolabel e ci fa presente che i detersivi ecologici sono performanti anche nei risultati e non solo sul basso impatto ambientale. La cosa su cui si sofferma è la potenzialità allergenica dei pannolini. Le sensibilità si prendono negli 0-3 anni. I pannolini in questo progetto vengono lavati con prodotti non trattati con sostanze allergizzanti: sterilizzazione chimica, non termica.
Si cambia argomento quando si inizia a parlare di pannolini compostabili: la testimonianza è dell’unica azienda (Wip) che ha ottenuto la certificazione del CIC , ma anche i compostatori presenti riportano le criticità del fatto che tutti gli impianti di compostaggio si differenziano l’uno dall’altro – processo anaerobico, aerobico, pre-trattamenti (se vengono fatte cernite o no), classificazione dello scarto (se può andare rimescolato all’organico) e la difficoltà dell’interpretazione della norma di legge sul compostaggio dei pannolini + contenuto (urina e feci) con la realtà tecnologica dell’industria. Ecco perché occorre informarsi sul proprio comune riguardo la compostabilità del pannolo al momento della raccolta differenziata!
D’altronde un altro aspetto è quello della probabile confusione al momento della raccolta differenziata: il cittadino fatica a capire che il bicchiere di plastica è indifferenziato mentre il vasetto di yogurt fatto dello stesso materiale va nel riciclo della plastica perché è un imballo!
Inoltre, il pannolino (o meglio il suo contenuto) nell’impianto di compostaggio figura come sottoprodotto di origine animale, che va pre-trattato con soluzioni di ipoclorito e quindi anche gli operatori devono andare a lavorare in macchine sanificate, che però nelle fasi precedenti non lo erano.
Finalmente arriva la testimonianza della cooperativa Cadiai sulla gestione dei lavabili al nido, il quale deve fare cultura della scelta consapevole e dovrebbe essere luogo di raccolta ma anche del lavaggio per la famiglia che anche a casa usa il pannolino lavabile.
E’ possibile solo con una forte condivisione con le famiglie (farsi carico degli sforzi delle famiglie) che avevano grossi dubbi sull’igienizzazione.
Si devono formare gli operatori perchè questi pannolini (sia biodegradabili che lavabili) vanno indossati al bimbo in modo diverso rispetto ai tradizionali e vanno cambiati più spesso (beh noi di NonSoloCiripà lo ricordiamo sempre che anche i tradizionali Usa&Getta vanno cambiati più o meno come i lavabili, ogni 2 o 3 ore!) .
Dall’Assessore di Sasso Marconi una parola sul progetto Moniter sugli inceneritori, quindi anche per la salute dei bimbi, meno rifiuto da incenerire – più salute per tutti.
Nei temi trattati, in quello sulle incentivazioni e aiuti alle famiglie viene ricordato che
1) Per il Biodegradabile: incenerimento o impianto di trattamento organico non portano differenze dal punto di vista di vantaggi economici (ad es. ci sono distanze maggiori perché ci sono meno impianti di compostaggio rispetto agli impianti per il rifiuto indifferenziabile).
2) Riduzione dei rifiuti: la scontistica si può prevedere per i lavabili perché non introduce rifiuto nella gestione. Il problema è il controllo per verificare se viene usato veramente (protocollo d’acquisto di un kit minimo? per dimostrare di praticare questo tipo di gestione nella famiglia).
Troppi gli interventi e troppi i protagonisti per un articolo esauriente, ma comunque Non Solo Ciripà ha voluto portare anche la sua testimonianza di associazione di mamme di tutta Italia che promuovono questa scelta che è compatibile con la gestione della famiglia! Viene ribadito che la famiglia deve essere protagonista e che durante l’incontro si è spesso parlato come le famiglie devono fare questo, o quello, o cosa verrà chiesto o spiegato loro, ma senza coinvolgere i genitori direttamente a questo tavolo. Non si può imporre la scelta politica dei lavabili partendo dai nidi (che devono essere uno dei veicoli, non l’unico) se non si fa campagna informativa ai genitori ma anche agli altri operatori, quali pediatri, centri famiglie, amministratori, le Asl, i percorsi nascita perché tutti si faccia rete per promuovere questa scelta (come avvenuto nel Protocollo di Forlì ad esempio).
La mamma va accompagnata a questa scelta senza integralismi, rispettando i tempi della puerpera.
Come viene ricordato dal consigliere Pieralisi, il nido è di alta contagiosità “virtuosa” e i cambiamenti vanno fatti lenti e non dall’oggi al domani. Un tavolo tecnico così eterogeneo (istituzioni, ditte private, cooperative, enti scientifici) che si riunisce per parlare di pannolini lavabili è segno tangibile che le cose stanno cambiando. Rimaniamo in ascolto per vedere come le cose si evolveranno. Importante è condividere e diffondere queste informazioni.